Personalizza le preferenze di consenso

Utilizziamo i cookie per aiutarti a navigare in maniera efficiente e a svolgere determinate funzioni. Troverai informazioni dettagliate su tutti i cookie sotto ogni categoria di consensi sottostanti. I cookie categorizzatati come “Necessari” vengono memorizzati sul tuo browser in quanto essenziali per consentire le funzionalità di base del sito.... 

Sempre attivi

I cookie necessari sono fondamentali per le funzioni di base del sito Web e il sito Web non funzionerà nel modo previsto senza di essi. Questi cookie non memorizzano dati identificativi personali.

I cookie funzionali aiutano a svolgere determinate funzionalità come la condivisione del contenuto del sito Web su piattaforme di social media, la raccolta di feedback e altre funzionalità di terze parti.

I cookie analitici vengono utilizzati per comprendere come i visitatori interagiscono con il sito Web. Questi cookie aiutano a fornire informazioni sulle metriche di numero di visitatori, frequenza di rimbalzo, fonte di traffico, ecc.

I cookie per le prestazioni vengono utilizzati per comprendere e analizzare gli indici di prestazione chiave del sito Web che aiutano a fornire ai visitatori un'esperienza utente migliore.

Nessun cookie da visualizzare.

I cookie pubblicitari vengono utilizzati per fornire ai visitatori annunci pubblicitari personalizzati in base alle pagine visitate in precedenza e per analizzare l'efficacia della campagna pubblicitaria.

Nessun cookie da visualizzare.

Guide

Checklist cyber security per PMI

Checklist pratica di cyber security per PMI: proteggi dati e sistemi aziendali da minacce informatiche e attacchi hacker.

Il checklist della sicurezza informatica

Indice dei contenuti

  • Perché la cyber security è fondamentale per le PMI
  • Da dove iniziare: consapevolezza e valutazione dei rischi
  • Checklist cyber security PMI: cosa fare concretamente
  • In che tempi realizzare la checklist

Perché la cyber security è fondamentale per le PMI

Negli ultimi anni, la cyber security per PMI è diventata un argomento centrale per chi gestisce una piccola o media impresa. Spesso le PMI credono di non essere nel mirino degli hacker, ma la realtà è molto diversa.

Secondo un rapporto del Clusit, oltre il 43% dei cyber attacchi negli ultimi anni ha preso di mira proprio le PMI. Questo accade perché sono percepite come più vulnerabili e meno strutturate dal punto di vista della sicurezza informatica.

Il costo di un attacco informatico può essere devastante. IBM ha stimato che una violazione dei dati costa in media a una PMI oltre 150.000 euro, senza contare le conseguenze indirette: danni all’immagine, perdita di fiducia da parte dei clienti, possibili sanzioni legate alla mancata protezione dei dati e costi per il ripristino dei sistemi.

Proteggere i propri asset digitali non significa solo evitare intrusioni esterne, ma anche garantire la continuità operativa dell’azienda, difendere la propria reputazione e rispettare le normative sulla protezione dei dati aziendali come il GDPR. Una solida strategia di sicurezza digitale per PMI è, oggi, un requisito fondamentale per la sopravvivenza e la crescita di qualsiasi impresa.

Da dove iniziare: consapevolezza e valutazione dei rischi

Il primo passo per costruire una solida strategia di cyber security per PMI non è acquistare antivirus o firewall costosi, ma sviluppare una piena consapevolezza dei rischi reali a cui l’azienda è esposta.

Non serve partire da soluzioni tecnologiche complesse se prima non si conoscono i punti deboli della propria infrastruttura digitale.

La base di tutto è un’attenta analisi dei rischi. Si parte con un check-up interno, valutando tutti gli asset digitali più critici. Per una piccola o media impresa, questi possono essere:

  • I server aziendali dove sono custoditi i dati sensibili di clienti e fornitori
  • I database contenenti informazioni personali, contratti o dati finanziari
  • La rete Wi-Fi aziendale, che spesso viene lasciata senza adeguate protezioni o con password deboli
  • I dispositivi mobili dei dipendenti, che contengono email, accessi a gestionali e spesso vengono utilizzati anche fuori dall’ufficio
  • Gli applicativi gestionali come CRM, software di contabilità, piattaforme di e-commerce che contengono dati sensibili
  • I sistemi cloud su cui vengono archiviati file, preventivi, progetti e informazioni riservate

Esempio
Molte PMI italiane utilizzano software gestionali come Zucchetti o Teamsystem per gestire fatture, bilanci e dati dei dipendenti. Se questi sistemi non sono protetti adeguatamente o se le credenziali di accesso sono condivise senza criterio, un attacco informatico potrebbe portare al furto di informazioni contabili e dati personali.

La valutazione dei rischi deve anche comprendere la classificazione dei dati: bisogna capire quali informazioni, se compromesse, potrebbero causare un danno economico, operativo o reputazionale.

Esempio
La violazione del database clienti potrebbe comportare la perdita immediata di fiducia e possibili sanzioni per la mancata protezione dei dati aziendali.

Un altro elemento fondamentale è analizzare la preparazione e la consapevolezza dei propri dipendenti. Le statistiche confermano che oltre l’80% dei cyber attacchi sfrutta l’errore umano come vettore d’ingresso.

Gli hacker non sempre bucano i firewall: più spesso, ingannano i collaboratori con email di phishing, allegati infetti o link che sembrano legittimi.

Un caso molto comune riguarda l’invio di una falsa email dall’apparente indirizzo del commercialista o del CEO che richiede l’invio urgente di documenti riservati o l’accesso a sistemi interni.

Anche la gestione delle password rappresenta un rischio latente. In molte PMI è ancora prassi utilizzare la stessa password per più account o mantenere credenziali di accesso salvate su fogli Excel non protetti.

In uno scenario simile, un semplice attacco di credential stuffing (uso di password rubate in precedenti violazioni) può compromettere facilmente l’intera rete aziendale.

La valutazione dei rischi deve inoltre coinvolgere la direzione aziendale. La sicurezza digitale non è un compito esclusivo del reparto IT, ma una responsabilità condivisa.

Il management deve comprendere che la protezione dei dati e dei sistemi digitali è una priorità strategica tanto quanto la sicurezza fisica o la gestione finanziaria.

Esempio
Un’azienda manifatturiera che utilizza macchinari connessi a Internet (IoT) rischia non solo la perdita di dati ma anche il blocco della produzione in caso di cyber attacco. In questo caso, la mancata collaborazione tra direzione operativa e reparto IT può rallentare l’identificazione e la risoluzione dell’attacco.

Per iniziare in modo concreto questo percorso di valutazione dei rischi, le PMI possono:

  • Utilizzare checklist gratuite disponibili su portali come AgID – Agenzia per l’Italia Digitale
  • Richiedere un audit preliminare a società di cyber security specializzate
  • Effettuare simulazioni interne di attacco, per verificare la reazione dei dipendenti a tentativi di phishing

Solo dopo aver compreso in maniera chiara dove si trovano le vulnerabilità e quali sono i rischi reali per la propria attività, sarà possibile costruire un piano di cyber security efficace, sostenibile e calato sulle reali necessità dell’impresa.

Checklist cyber security PMI: cosa fare concretamente

Una volta completata la fase di analisi dei rischi e delle vulnerabilità, arriva il momento di passare all’azione. Quali interventi deve mettere in campo una PMI per proteggere la propria azienda? La checklist di cyber security per PMI non è solo un insieme di regole teoriche, ma un vero e proprio piano operativo che deve diventare parte integrante della gestione aziendale quotidiana.

Aggiornamento costante di software e sistemi

La prima regola, spesso ignorata o rimandata, è quella di mantenere sempre aggiornati i software, i sistemi operativi e gli antivirus. Ogni aggiornamento contiene patch di sicurezza che chiudono vulnerabilità note. Se lasciate aperte, queste falle possono essere facilmente sfruttate dagli hacker.

Per fare un esempio concreto, nel 2017 il ransomware WannaCry ha colpito migliaia di aziende in tutto il mondo, bloccando i dati aziendali e chiedendo un riscatto. Molte PMI furono colpite proprio perché utilizzavano versioni di Windows obsolete, per le quali Microsoft aveva già rilasciato una patch mesi prima.

Anche software di uso quotidiano come Adobe Reader, Java o il browser web devono essere aggiornati regolarmente: i cyber criminali monitorano costantemente la diffusione di software non aggiornati per sfruttarne le falle.

Gestione delle password e autenticazione forte

La seconda azione fondamentale riguarda la gestione delle password. Una delle cause più comuni di violazioni aziendali è l’uso di password deboli, prevedibili o riutilizzate su più piattaforme.

Ogni PMI dovrebbe stabilire una policy chiara che obblighi a:

  • Utilizzare password lunghe e complesse (almeno 12 caratteri, con lettere maiuscole, minuscole, numeri e simboli)
  • Cambiare periodicamente le password critiche
  • Vietare la condivisione di credenziali tra colleghi
  • Attivare l’autenticazione a due fattori (2FA) dove possibile

Esempio
Molte PMI utilizzano piattaforme come Google Workspace o Microsoft 365 per gestire email e documenti. Abilitare la 2FA su questi account riduce drasticamente il rischio che un hacker possa accedere semplicemente indovinando o trovando la password.

Inoltre, per facilitare la gestione delle credenziali senza rischi, è consigliabile adottare un password manager come 1Password, LastPass o Bitwarden.

Backup regolari e sistema di disaster recovery

I dati aziendali rappresentano uno degli asset più preziosi per una PMI. Per questo motivo è indispensabile mettere in atto un sistema efficace di backup.

I backup devono seguire la regola del 3-2-1:

  • 3 copie dei dati
  • 2 diversi supporti di archiviazione (ad esempio un NAS locale e un server cloud)
  • 1 copia conservata in una sede diversa dall’ufficio

Esempio
Un’agenzia di comunicazione che gestisce i dati e i progetti di decine di clienti dovrebbe eseguire backup giornalieri su un server locale e su un servizio cloud come AWS S3, in modo da poter recuperare rapidamente i file in caso di cyber attacco, guasto tecnico o furto.

Inoltre, ogni PMI dovrebbe predisporre un disaster recovery plan, ovvero un piano operativo che stabilisca cosa fare e chi contattare in caso di perdita di dati o blocco dei sistemi.

Formazione continua dei dipendenti

Anche la miglior tecnologia non può nulla se chi la utilizza non è consapevole dei rischi. Per questo motivo, uno degli elementi più importanti della checklist è la formazione sulla sicurezza informatica.

Ogni dipendente, a prescindere dal ruolo, deve sapere:

  • Come riconoscere un’email di phishing
  • Come comportarsi davanti a un allegato sospetto
  • Quando segnalare un comportamento anomalo della rete
  • Come proteggere le informazioni aziendali fuori dall’ufficio

Un caso reale: molte PMI sono cadute vittime di truffe tramite Business Email Compromise (BEC), in cui un dipendente riceve un’email che sembra provenire dal CEO e viene indotto a effettuare un bonifico urgente verso un conto truffaldino. Una formazione adeguata può aiutare a individuare questi tentativi e bloccarli sul nascere.

Le aziende possono organizzare:

  • Workshop periodici sulla sicurezza digitale per PMI
  • Simulazioni di attacco informatico
  • Quiz e materiali informativi periodici

Adozione di soluzioni tecnologiche di protezione

L’investimento in tecnologia è un altro tassello fondamentale. Ogni PMI dovrebbe dotarsi di strumenti base ma efficaci di protezione digitale, come:

  • Firewall ben configurati per controllare il traffico in entrata e in uscita
  • Antivirus e antimalware sempre aggiornati
  • Sistemi di monitoraggio delle anomalie per rilevare attività sospette in tempo reale
  • Soluzioni di crittografia dei dati, soprattutto per le informazioni riservate o trasferite online

Esempio
Un’azienda che gestisce dati sanitari dei clienti deve necessariamente crittografare sia l’archiviazione che la trasmissione di questi dati, in conformità con la normativa GDPR.

Redazione di un piano di cyber security personalizzato

Infine, ma non meno importante, ogni PMI dovrebbe redigere un vero e proprio piano di cyber security. Questo documento operativo deve stabilire:

  • Le procedure da seguire in caso di incidente informatico
  • I ruoli e le responsabilità dei diversi soggetti coinvolti
  • Le modalità di comunicazione interna ed esterna in caso di attacco
  • Le tempistiche di risposta e di ripristino dei sistemi

Un piano ben fatto aiuta a non farsi prendere dal panico e ad agire in modo ordinato e tempestivo in caso di emergenza.

Esempio
Un’azienda che gestisce un e-commerce, in caso di attacco ransomware, deve sapere esattamente come isolare i server, informare i clienti, contattare la Polizia Postale e avviare il disaster recovery plan per ripristinare i servizi.

In che tempi realizzare la checklist

Quando si parla di cyber security per PMI, il fattore tempo è determinante. La velocità con cui un’azienda decide di adottare misure di protezione può fare la differenza tra subire un attacco devastante o riuscire a evitarlo.

Molti interventi di base sono semplici e possono – anzi devono – essere implementati subito, senza scuse o rinvii.

Azioni da attuare entro il primo mese

Nelle prime settimane, ogni PMI dovrebbe concentrarsi su interventi immediati e a basso impatto economico ma ad alto impatto sulla sicurezza.

In particolare:

  • Aggiornare software e dispositivi
    Tutti i computer, server, smartphone aziendali e dispositivi collegati alla rete devono essere aggiornati all’ultima versione disponibile.
    Un esempio pratico: una PMI che utilizza Windows 10 su tutte le postazioni e dispositivi mobili Android dovrebbe verificare che ogni dispositivo abbia installato gli ultimi aggiornamenti di sicurezza.
  • Definire una policy per la gestione delle password
    Bisogna stabilire regole chiare per la creazione, la complessità e la gestione delle password aziendali.
    Ad esempio, vietare l’uso di password come “123456” o “admin” e obbligare l’attivazione della autenticazione a due fattori (2FA) sugli account più sensibili, come quelli per l’accesso al gestionale o all’home banking.
  • Eseguire un backup completo dei dati
    Che è fondamentale creare almeno una copia di tutti i dati aziendali, da conservare in locale e in cloud.
    Un caso concreto: un’agenzia di comunicazione dovrebbe programmare backup automatici dei propri progetti grafici e documenti su un NAS locale e contemporaneamente su una piattaforma cloud come Google Drive Business.
  • Avviare la formazione di base dei dipendenti
    Un corso introduttivo sulle minacce informatiche più comuni, come phishing o malware, è già un primo grande passo.
    Un esempio: organizzare un workshop di un’ora durante l’orario di lavoro, in cui mostrare ai dipendenti come riconoscere un’email sospetta o proteggere le proprie credenziali.

Interventi strutturali nei primi sei mesi

Dopo aver messo in sicurezza gli aspetti più urgenti, nei primi sei mesi ogni PMI dovrebbe passare a un livello più avanzato, investendo in soluzioni strutturali:

  • Acquistare e configurare firewall professionali
    I firewall di base integrati nei modem/router non sono sufficienti. È consigliabile dotarsi di soluzioni dedicate, come quelli di marchi affidabili quali Fortinet o Sophos.
  • Implementare un sistema di monitoraggio della rete
    Strumenti che controllano costantemente l’attività sulla rete aziendale e segnalano eventuali anomalie sono oggi fondamentali.
    Ad esempio, un software come PRTG Network Monitor permette di ricevere notifiche in tempo reale se un dispositivo sconosciuto si connette alla rete.
  • Redigere un piano di cyber security personalizzato
    Il piano deve includere procedure operative in caso di incidente, i ruoli e le responsabilità del personale, la lista di contatti da attivare e le misure di contenimento.
    Un esempio: in caso di infezione ransomware, il piano deve indicare come isolare i dispositivi, informare le autorità e comunicare con clienti e fornitori.

Verifica e aggiornamento ogni 12 mesi

La sicurezza informatica non è mai un processo statico. Ogni 12 mesi, la checklist va rivista e aggiornata. Le minacce evolvono, le tecnologie cambiano, il personale si rinnova.

Per questo, è buona prassi:

  • Ripetere l’analisi dei rischi e aggiornare il piano in base a eventuali nuovi asset digitali introdotti in azienda
  • Organizzare nuove sessioni di formazione per i dipendenti, magari focalizzate su minacce emergenti
  • Effettuare simulazioni di cyber attacco per testare la reattività del team.
    Un esempio concreto: simulare un attacco di phishing inviando una finta email ai dipendenti per valutare chi clicca sul link e chi segnala il tentativo

Quando coinvolgere consulenti esterni

Infine, se la PMI non dispone di competenze interne adeguate o se la complessità della rete aziendale aumenta, è fondamentale coinvolgere consulenti esterni specializzati in sicurezza digitale per PMI.

Affidarsi a esperti consente di:

  • Effettuare audit tecnici professionali
  • Implementare soluzioni avanzate di protezione
  • Assistere l’azienda nella gestione degli incidenti di sicurezza

Un investimento che può sembrare oneroso ma che, in realtà, è infinitamente inferiore ai costi di un attacco informatico riuscito. Basti pensare che un semplice attacco ransomware può paralizzare un’azienda per settimane, con danni che superano facilmente i 100.000 euro tra blocco dell’attività, recupero dei dati e danni reputazionali.

Conclusione: la sicurezza digitale come investimento strategico

La cyber security non deve essere vista come un costo, ma come un investimento strategico per il futuro della propria azienda. Implementare una checklist efficace permette di ridurre drasticamente il rischio di subire un attacco e di tutelare la continuità operativa.

In un contesto sempre più digitale, la cyber security PMI rappresenta anche un vantaggio competitivo: un’impresa che garantisce ai propri clienti e partner la protezione dei dati aziendali sarà sempre preferita rispetto a chi ignora il tema.

Sottovalutare le minacce informatiche significa esporsi a rischi che possono compromettere anni di lavoro. Al contrario, adottare fin da subito una checklist ben strutturata di strategie di cyber security permette di lavorare serenamente, con la consapevolezza di aver protetto il patrimonio digitale dell’azienda.


Domande e risposte

  1. Perché le PMI sono bersagli preferiti dei cyber criminali?
    Perché spesso hanno difese informatiche più deboli e meno risorse per proteggersi rispetto alle grandi aziende.
  2. Quali sono i rischi principali per una PMI senza protezione?
    Furto di dati sensibili, interruzione dei servizi, danni reputazionali, richieste di riscatto (ransomware) e sanzioni legali.
  3. Quanto costa un cyber attacco a una PMI?
    In media, un attacco può costare oltre 150.000 euro, senza considerare i danni a lungo termine.
  4. Cosa include un piano di cyber security per PMI?
    Policy di sicurezza, procedure operative, misure tecniche, gestione dei ruoli e formazione continua del personale.
  5. Come posso sapere se la mia PMI è a rischio?
    Attraverso un’analisi di rischio che individui vulnerabilità interne, asset critici e minacce esterne.
  6. Ogni quanto devo aggiornare la checklist di sicurezza?
    Almeno una volta all’anno o quando cambiano i sistemi e le minacce informatiche.
  7. La cyber security riguarda solo l’IT?
    No, deve coinvolgere tutti i livelli aziendali: dirigenti, dipendenti e fornitori.
  8. È sufficiente avere un antivirus?
    L’antivirus è solo uno strumento. Serve una strategia completa che comprenda backup, firewall, monitoraggio e formazione.
  9. Cosa posso fare subito per migliorare la sicurezza?
    Aggiornare i sistemi, rafforzare le password, avviare un piano di formazione e fare backup regolari.
  10. Quando è necessario rivolgersi a un esperto esterno?
    Quando mancano competenze interne o dopo aver subito un incidente di sicurezza.
To top