Indice dei contenuti
- Cosa sono i tracker: definizione e significato
- Quali dati raccolgono i tracker
- I tracker sono pericolosi?
- Tracker bloccati: cosa significa?
- Perché i siti web usano i tracker
- Come difendersi dai tracker
Ogni volta che visiti un sito web, lasci inevitabilmente delle tracce. Non si tratta solo dei cookie a cui ormai siamo abituati, ma anche di strumenti più sofisticati chiamati tracker.
In questo articolo analizzeremo in modo approfondito cosa sono i tracker, come operano durante la navigazione, quali dati personali sono in grado di raccogliere, se i tracker sono pericolosi, e cosa significa la dicitura “tracker bloccati” che compare sempre più spesso nei browser moderni.
L’obiettivo è offrire una panoramica chiara e completa sul tracciamento online, aiutando gli utenti a prendere decisioni consapevoli sulla propria privacy.
Cosa sono i tracker: definizione e significato
Per comprendere cosa sono i tracker è utile partire dalla definizione. Tracker significa, letteralmente, “tracciatore”. Nel contesto del web, un tracker è uno script o un frammento di codice incorporato in un sito web che ha il compito di raccogliere informazioni sugli utenti che lo visitano.
I tracker possono essere cookie di terze parti, pixel di tracciamento, script JavaScript o persino tecniche più avanzate come il fingerprinting del browser. Lo scopo di questi strumenti è variegato: migliorare l’esperienza utente, analizzare il traffico web, ma soprattutto creare profili dettagliati per fini pubblicitari o commerciali.
In parole semplici, tracker significa “qualcosa che osserva e memorizza quello che fai online”.
Quali dati raccolgono i tracker
Uno degli aspetti più discussi dei tracker riguarda i dati raccolti. A seconda del tipo di strumento utilizzato e del livello di sofisticazione, un tracker può registrare:
- il tuo indirizzo IP e quindi la tua posizione geografica;
- il sistema operativo e il tipo di dispositivo utilizzato;
- il browser e la lingua preferita;
- il tempo trascorso su una pagina;
- i link su cui clicchi;
- i prodotti visualizzati o aggiunti al carrello;
- il sito di provenienza e quello visitato successivamente.
In alcuni casi, i dati personali possono includere informazioni sensibili, come abitudini di consumo, interessi politici, religiosi o sessuali. Questo accade, ad esempio, se i dati raccolti vengono incrociati con quelli provenienti da social media o altri servizi online.
I tracker sono pericolosi?
La domanda sorge spontanea: i tracker sono pericolosi? La risposta non è univoca. Da un lato, molti tracker sono strumenti legittimi, utilizzati per finalità statistiche o per migliorare la user experience. Pensiamo, ad esempio, a Google Analytics, che consente ai webmaster di capire quali pagine funzionano meglio.
Tuttavia, i tracker possono essere pericolosi quando raccolgono informazioni personali senza il consenso dell’utente, o quando queste informazioni vengono vendute a terze parti per alimentare il business degli annunci pubblicitari mirati. In questi casi, il rischio non è solo la perdita della privacy, ma anche la possibilità di subire discriminazioni o manipolazioni basate sul proprio profilo digitale.
Esempio
Assicurazioni online che offrono tariffe differenti in base al comportamento di navigazione dell’utente. Oppure delle campagne politiche che inviano messaggi personalizzati per influenzare il voto. In entrambi i casi, l’uso dei tracker può essere considerato invasivo, se non addirittura manipolatorio.
Tracker bloccati: cosa significa?
Sempre più browser (come Safari, Firefox e Microsoft Edge) segnalano il numero di “tracker bloccati” durante la visita a un sito. Ma cosa sono i tracker bloccati e perché è importante notarli?
Quando un browser dice di aver bloccato dei tracker, significa che ha impedito a determinati script di caricarsi o di raccogliere dati. Questo avviene grazie a liste di blocco predefinite, simili a quelle degli adblocker, che identificano i tracker più invasivi e li neutralizzano.
Google Chrome, pur essendo il browser più usato al mondo, è stato più riluttante nell’adottare il blocco dei tracker per via del suo modello di business basato sugli annunci pubblicitari. Tuttavia, anche Chrome ha iniziato a introdurre meccanismi di privacy sandbox per limitare il tracciamento tra siti.
Il fatto che un browser segnali “X tracker bloccati” è un buon indicatore di quanta attività di tracciamento online fosse in corso su quel sito. I tracker bloccati potrebbero includere strumenti pubblicitari, social plugin, widget di analytics e molti altri script invisibili all’utente.
Perché i siti web usano i tracker
Quasi ogni sito web moderno include uno o più tracker. Ma perché? Le motivazioni principali sono:
- Monetizzazione
Raccogliere dati per vendere spazi pubblicitari personalizzati; - Analisi
Capire il comportamento degli utenti per migliorare i contenuti; - Retargeting
Mostrare pubblicità mirate agli utenti che hanno già visitato un sito o un prodotto; - Personalizzazione
Offrire contenuti su misura in base agli interessi dell’utente.
In teoria, tutto questo dovrebbe migliorare l’esperienza di navigazione. In pratica, però, l’eccesso di tracciamento può trasformarsi in una sorveglianza costante, dove ogni clic viene registrato e archiviato.
Come difendersi dai tracker
Per limitare l’attività dei tracker e proteggere i propri dati personali, esistono varie strategie:
- Usare browser che bloccano i tracker come Firefox, Brave o Safari;
- Installare estensioni anti-tracker come uBlock Origin, Privacy Badger o Ghostery;
- Navigare in modalità privata (anche se questa non garantisce l’anonimato completo);
- Bloccare i cookie di terze parti dalle impostazioni del browser;
- Utilizzare VPN che mascherano l’indirizzo IP e la posizione geografica;
- Accedere solo ai siti che rispettano il GDPR, indicando chiaramente quali tracker sono in uso e offrendo un meccanismo semplice per rifiutarli.
Per concludere
I tracker online sono strumenti potenti e pervasivi, capaci di raccogliere enormi quantità di informazioni su ciascun utente, spesso senza che questi ne sia consapevole. Sapere cosa sono i tracker, se sono pericolosi, e come difendersi è un passo fondamentale per proteggere la propria privacy digitale.
Viviamo in un’epoca in cui la navigazione online è sempre più personalizzata, ma anche più esposta al rischio di sorveglianza invisibile. Saperlo è il primo passo per riconquistare il controllo dei propri dati.