Indice dei contenuti
- La CISA perde pezzi: colpita al cuore la sicurezza informatica federale
- Addio ai programmi internazionali: alleati più vulnerabili
- Meno protezione per le elezioni: interrotto il sostegno a stati e contee
- Il fronte ucraino e lo stop allo studio degli attacchi russi
- La disinformazione russa avanza: meno coordinamento, più rischi
- Un boomerang politico: gli Stati Uniti diventano più vulnerabili
La CISA perde pezzi: colpita al cuore la sicurezza informatica federale
La Cyber Security and Infrastructure Security Agency (CISA), creata nel 2018 per proteggere le infrastrutture critiche degli Stati Uniti, è oggi al centro di una vera e propria emorragia.
Il presidente Trump, supportato dal Department of Government Efficiency (DOGE) e ispirato alla linea del Progetto 2025 della Heritage Foundation, ha avviato un piano di ridimensionamento della cyber security che minaccia l’efficacia operativa dell’agenzia.
I tagli imposti hanno provocato il licenziamento di oltre 300 dipendenti, pari a circa il 10% del personale. A peggiorare la situazione, si somma la decisione di sospendere le attività di ricerca sull’intelligenza artificiale e licenziare metà del team dedicato.
Divisioni chiave come il National Risk Management Center rischiano la chiusura, e sempre più esperti stanno abbandonando l’agenzia per il settore privato, lasciando un vuoto critico.
Addio ai programmi internazionali: alleati più vulnerabili
Uno degli effetti collaterali più gravi riguarda l’interruzione di oltre l’80% dei programmi della USAID, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale. Tali progetti finanziavano la creazione di infrastrutture internet sicure in Paesi alleati, contribuendo sia alla loro resilienza sia al contenimento dell’espansione tecnologica cinese.
Dei 60 miliardi di dollari tagliati, oltre 175 milioni erano destinati specificamente alla cyber security internazionale. Una delle priorità era l’esclusione di Huawei dall’ecosistema digitale globale, ma ora questi sforzi rischiano di svanire.
Secondo quanto dichiarato dal Segretario di Stato Marco Rubio, l’amministrazione intende gestire i pochi programmi rimasti in modo più centralizzato e con un occhio più attento agli “interessi nazionali”.
Meno protezione per le elezioni: interrotto il sostegno a stati e contee
Particolarmente preoccupante è la chiusura dell’Election Infrastructure Information Sharing & Analysis Center (EI-ISAC), fondamentale per garantire la sicurezza delle elezioni statunitensi. Finanziato dalla CISA tramite un contributo da 10 milioni di dollari al Center for Internet Security, il programma permetteva agli enti elettorali locali di ricevere e condividere in tempo reale minacce informatiche.
Oggi, quella protezione non c’è più. La segretaria di Stato del Maine, Shenna Bellows, ha espresso preoccupazione per l’assenza di un sistema di allerta che, durante le elezioni del 2024, aveva contribuito a bloccare tentativi di accesso non autorizzato.
Il fronte ucraino e lo stop allo studio degli attacchi russi
Tra le misure più controverse c’è l’abbandono dei programmi congiunti con l’Ucraina per proteggere la rete elettrica nazionale da attacchi informatici. Tali iniziative, iniziate nel 2023 con la partecipazione di NATO, UE e Canada, erano fondamentali per comprendere le strategie offensive russe.
Gli attacchi del 2015 e del 2016 avevano mostrato la vulnerabilità delle reti elettriche e permesso agli USA di rafforzare le proprie difese. Cancellare il progetto significa rinunciare a una fonte preziosa di intelligence sulle tattiche informatiche russe, proprio mentre Mosca intensifica le sue operazioni di guerra ibrida.
La disinformazione russa avanza: meno coordinamento, più rischi
Con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca, è venuto meno anche il coordinamento interagenzia guidato dal Consiglio di sicurezza nazionale, che sotto Biden monitorava le campagne di disinformazione russe.
La CISA ha messo in congedo il team contro la disinformazione elettorale, anche se la vicesegretaria Tricia McLaughlin ha dichiarato che l’agenzia “resta impegnata” a fronteggiare le minacce alle infrastrutture critiche. Tuttavia, la mancanza di incontri di coordinamento e l’aumento dei contatti diplomatici con Mosca suggeriscono un cambio di priorità che preoccupa analisti e funzionari.
Un boomerang politico: gli Stati Uniti diventano più vulnerabili
La combinazione di tagli alla cyber security interna, riduzione del supporto agli alleati e smantellamento dei sistemi di difesa elettorale potrebbe tradursi in una maggiore esposizione a minacce digitali da parte di potenze ostili come Russia, Cina, Iran e Corea del Nord.
Trump giustifica queste decisioni con il principio dell’“America First”, ma secondo molti osservatori, l’indebolimento della sicurezza informatica nazionale potrebbe avere ripercussioni dirette non solo sulla politica estera, ma anche sulla stabilità interna del Paese, soprattutto in vista delle prossime elezioni.