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Hacker e diplomazia: il conflitto si sposta anche sul web

Numeri privati dei ministri israeliani diffusi su X, mentre Onu e Usa discutono di Palestina e Qatar

Indice dei contenuti

  • La guerra ibrida prende forma
  • Il rischio di escalation
  • La diplomazia Usa-Qatar
  • Conflitto tra piazze, istituzioni e cyberspazio

La guerra ibrida prende forma

Il conflitto in Medio Oriente non si gioca solo sul campo militare, ma anche nella sfera digitale. Dopo il raid israeliano a Doha, condotto per colpire i vertici di Hamas, un gruppo di hacker turchi ha diffuso su X i numeri di telefono privati di vari ministri israeliani.

Un gesto che si inserisce a pieno titolo nelle nuove strategie di guerra ibrida, dove l’informazione e la cybersicurezza diventano armi al pari di missili e droni.

Il rischio di escalation

Il premier israeliano Benjamin Netaniahu mantiene una linea dura, rifiutando qualsiasi segnale di apertura proprio mentre l’Onu è chiamata a votare sul riconoscimento dello Stato di Palestina. La tensione resta quindi altissima, con la comunità internazionale divisa tra chi invoca la pace e chi difende la linea della sicurezza a oltranza.

La diplomazia Usa-Qatar

Sempre oggi, a New York, il presidente americano Donald Trump incontra il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. Al centro del colloquio le conseguenze dell’attacco israeliano sul territorio qatariota.

Un incontro che potrebbe pesare molto sugli equilibri diplomatici regionali, in un momento in cui anche l’Italia – per voce del ministro degli Esteri Antonio Tajani – si è detta favorevole a riconoscere la Palestina come Stato indipendente.

Conflitto tra piazze, istituzioni e cyberspazio

Dalla cyberwar alle aule delle Nazioni Unite, la crisi mediorientale continua a intrecciare più livelli: militare, politico, diplomatico e tecnologico. Ogni mossa – dalle azioni degli hacker alle dichiarazioni dei leader mondiali – rischia di accendere nuove scintille in un contesto già incandescente.

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