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Mappe truccate: così un’app gps ha svelato i movimenti dell’esercito russo 

Una versione crackata di AlpineQuest usata dai militari è stata infettata con un malware che trasmette posizione e documenti riservati

Un intero esercito

Indice dei contenuti

  • Un’app apparentemente innocua diventa un’arma letale
  • Spionaggio a portata di clic: ecco cosa ha fatto il malware
  • La beffa perfetta: vittime della loro stessa arma
  • Una guerra giocata sempre più sul fronte digitale

Un’app apparentemente innocua diventa un’arma letale

AlpineQuest, un’app di mappe topografiche per escursionisti, è diventata protagonista di un clamoroso colpo di scena nel conflitto tra Russia e Ucraina. L’app, in versione trojanizzata, è stata scaricata dai soldati russi convinti di installare una versione gratuita e senza pubblicità di AlpineQuest Pro.

In realtà, stavano aprendo le porte di smartphone e tablet a un malware Android che ha iniziato a lavorare nell’ombra.

Gli hacker hanno diffuso l’app contraffatta su Telegram e app store alternativi russi, sapendo bene quanto le truppe del Cremlino la usassero per la pianificazione delle missioni in zone di guerra. E il piano ha funzionato alla perfezione.

Spionaggio a portata di clic: ecco cosa ha fatto il malware

Una volta installata, la finta app ha cominciato a raccogliere dati sensibili, tra cui:

  • la posizione in tempo reale dei militari;
  • documenti riservati inviati tramite Telegram e WhatsApp;
  • informazioni potenzialmente segrete sulle strategie dell’esercito russo.

A identificarla è stata la società di cyber security Doctor Web, che ha scoperto come il malware fosse capace di trasmettere queste informazioni direttamente ai server degli attaccanti.

La beffa perfetta: vittime della loro stessa arma

Ciò che colpisce è il paradosso: la Russia è rimasta vittima della stessa strategia che ha spesso usato contro i suoi nemici. In passato, infatti, cybercriminali russi hanno lanciato malware per colpire le comunicazioni ucraine, guadagnando vantaggi tattici decisivi.

Ma questa volta, i ruoli si sono invertiti: a pagare il prezzo della fiducia cieca nella “versione gratis” di un’app è stato proprio chi combatte sul campo.

Una guerra giocata sempre più sul fronte digitale

Questo episodio dimostra che la cyber intelligence è ormai uno dei fronti principali nei conflitti moderni. Una semplice applicazione può diventare il grimaldello per infiltrarsi nei segreti militari di un intero esercito.

E con l’uso sempre più diffuso di dispositivi mobili nelle forze armate, la sicurezza digitale diventa un’arma tanto importante quanto i carri armati.

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