Indice dei contenuti
- La minaccia invisibile: attacchi informatici sempre più mirati
- E-mail, password e numeri di telefono: il bottino più ambito
- Furti digitali: dalle VPN agli enti pubblici
- Italia nella top 5 mondiale: i numeri dietro la crisi
- Il ruolo del fattore umano nella sicurezza digitale
- Europa nel mirino: i numeri globali del furto di dati
- Difendersi si può: serve un approccio integrato
La minaccia invisibile: attacchi informatici sempre più mirati
Nel corso del 2024 gli attacchi informatici sono cresciuti in maniera allarmante, con un incremento del 15,4% di segnalazioni di esposizione dei dati sul dark web.
Sono oltre 2 milioni gli alert inviati a utenti italiani, il che evidenzia quanto il nostro Paese sia nel mirino del cybercrime. Solo il 12% delle segnalazioni riguarda il web pubblico, in calo rispetto all’anno precedente, mentre l’88% proviene da aree meno accessibili e più pericolose della rete.
Secondo i dati dell’Osservatorio Cyber di CRIF, l’Italia è al 5° posto al mondo per indirizzi e-mail compromessi e al 18° per dati di carte di credito rubate, un chiaro segnale di quanto sia urgente rafforzare le misure di protezione digitale a tutti i livelli.
E-mail, password e numeri di telefono: il bottino più ambito
Sul dark web, i dati più diffusi restano quelli legati all’identità digitale: e-mail, password, username e numeri di telefono sono i più esposti. Ma non è tutto: nel 51,9% dei casi le e-mail sono associate a indirizzi di residenza e nel 65,5% a numeri di telefono, una combinazione micidiale per chi orchestra attacchi di phishing o smishing.
La combinazione più frequente è e-mail e password (89,6% dei casi), seguita da username e password (87,5%), un mix che apre la porta ad accessi non autorizzati su account personali e aziendali.
Un altro dato preoccupante riguarda il calo nella diffusione di numeri di carte di credito con codici di sicurezza, diminuiti drasticamente, probabilmente per via di sistemi antifrode più efficaci.
Furti digitali: dalle VPN agli enti pubblici
Non solo e-mail personali. Le username rubate sul dark web riguardano soprattutto servizi VPN (34,3%), seguiti da social network (23,9%) e piattaforme e-commerce. Sorprende la crescita esponenziale (+100%) delle violazioni nei confronti di enti pubblici e istituzioni, mentre i servizi finanziari si posizionano al settimo posto.
Queste credenziali vengono utilizzate per truffe, richieste di denaro, diffusione di malware o accessi abusivi, spesso aiutati da deepfake realistici e tecniche di ingegneria sociale sempre più sofisticate. L’uso di AI per realizzare falsi video di CEO o dirigenti ha già causato perdite economiche ingenti a livello globale.
Italia nella top 5 mondiale: i numeri dietro la crisi
Il 48,4% degli utenti italiani ha ricevuto almeno un avviso per dati esposti sul dark web, con le fasce d’età tra i 51 e i 60 anni in cima alla classifica. Le regioni più colpite in termini assoluti sono Lazio, Lombardia, Sicilia e Campania, ma se si guarda alla popolazione, emergono Molise, Umbria ed Emilia-Romagna come aree a maggiore incidenza.
In generale, gli uomini risultano più coinvolti (63,3%) e la maggioranza degli utenti colpiti utilizza account e-mail personali (91,3%), un segnale di allarme per l’insufficiente attenzione dei cittadini alla sicurezza online.
Il ruolo del fattore umano nella sicurezza digitale
Dietro ogni violazione informatica c’è quasi sempre una fragilità umana. Password deboli, ripetute su più piattaforme, o la condivisione inconsapevole di dati con app e servizi non affidabili aprono la strada agli hacker. Il desiderio di ottenere un gadget gratuito o di partecipare a un quiz virale può costare caro.
Il problema non è solo tecnologico, ma anche culturale. La consapevolezza delle minacce e l’adozione di buone pratiche digitali sono ancora troppo carenti, sia tra i privati sia, in alcuni casi, nelle aziende.
Europa nel mirino: i numeri globali del furto di dati
A livello internazionale, gli USA guidano la classifica dei Paesi più colpiti per furto di e-mail e password, seguiti da Russia, Germania, Francia e Italia. Ma quando si parla di dati di carte di credito rubate, è l’Europa a soffrire di più, con un incremento del 93,9% rispetto al 2023.
Paesi come Russia, India, Iran e Messico compongono la nuova top 5 mondiale, seguiti dagli Stati Uniti. L’Italia scivola al 18° posto, ma questo non deve far abbassare la guardia: il volume crescente di dati personali esposti suggerisce che il nostro Paese resta un obiettivo altamente vulnerabile.
Difendersi si può: serve un approccio integrato
L’invito degli esperti è chiaro: proteggere i propri dati online non è più opzionale. Servono strumenti tecnologici aggiornati, ma anche formazione continua, consapevolezza e capacità di riconoscere le nuove strategie criminali che sfruttano AI, ingegneria sociale e deepfake.
Solo un approccio combinato tra tecnologia, educazione e prevenzione può arginare la crescente marea degli attacchi informatici. Investire nella cyber security significa proteggere non solo il proprio portafoglio, ma anche la propria identità digitale.